martedì 14 settembre 2010

Il silenzio attorno ad Adro

L'isola (ii)
Nicola Bardasi

Gianfranco Miglio era un politologo ed un cultore di Carl Schmitt. Quello stesso Gianfranco Miglio è stato fondatore e padre nobile (anche se non so cosa voglia dire in questo caso) della Lega Nord. Cosa c'entri Umberto Bossi con Carl Schmitt è difficile da stabilire. Purtroppo Miglio è morto e quindi non posso andare a chiederglielo e, siccome non mi piacciono le sedute spiritiche, mi toccherà farmene una ragione. Dopotutto anche i politologi possono sbagliare, soprattutto quando escono dalla biblioteca ed entrano nel mondo. Io non condivido molti aspetti del pensiero di Schmitt, ma credo non sia per questo che non voto Lega Nord.
A Gianfranco Miglio è stata intitolata una scuola ad Adro, un comune governato da una giunta monocolore leghista. Quella scuola è pubblica, però è stata finanziata da alcune volenterose famiglie di imprenditori locali. L'hanno finanziata loro ma è nostra. È nostra ma l'hanno finanziata loro. Entrambe le affermazioni sono vere. È una verità bifronte, come Giano.
Da un'affermazione discende che possano arredarla come a loro par sia meglio farlo; dall'altra che lo Stato possa avanzare dei diritti sulla scuola di Adro perché i cittadini di Adro sono, fino a prova contraria, cittadini italiani, e quindi pretendere un certo tipo di mobilia ed arredamento, così come il rispetto delle leggi, dei programmi comuni approvati in tutta Italia per le scuole di ogni ordine e grado e di ogni regola che permetta lo svolgimento di una vita civile. Tutto semplice, dunque? Tutto così evidente? Tutto così lapalissiano? È davvero così facile dire che i leghisti non abbiano senso dello Stato e siano pure dei tangheri ignoranti, analfabeti istituzionali eccetera eccetera eccetera? Beh, non credo proprio.
E non perché la Lega sia uno dei partiti più votati (da quando in qua l'appoggio popolare certifica di per sé torti e ragioni?), né perché esista un asse di ferro tra Berlusconi ed un inesistente stato maggiore leghista (Mino Macari diceva che «se riesci a stare più di cinque minuti in compagnia di un cretino sei cretino anche tu»).
No.
Per una ragione, permettetemi di dirlo, più sostanziale. La Lega ha senso dello Stato e conosce l'alfabeto istituzionale, proprio perché vuole distruggerlo in un impeto dadaista. Ma lo fa perché a molti fa comodo che sia proprio quella gente a portare a termine il lavoro sporco.
È il silenzio delle forze parlamentari ad essere grave nella faccenda di Adro. Come se, a prescindere dal caso in cui non avessero ammobiliato la scuola con simboli leghisti, fosse normale che dei privati costruiscano per proprio conto una scuola, visto che l'Italia non è in grado di cacciare denari.
No.
Non è normale. È gravissimo. L'idea che ne esce è che il Paese sia un pranzo di nozze, una sorta catering appaltabile.
La scuola pubblica costruisce l'Italia. Se l'Italia viene mostrata come incapace di costruire scuole pubbliche è perché fa comodo pensare che essa stessa sia un bene che possa essere dato in comodato d'uso gratuito, più che uno Stato nazionale. E questo non fa comodo solo alla Lega e ai partiti di maggioranza.
No.
Fa comodo anche agli altri partiti parlamentari. Purtroppo è così. Se no non si capirebbe cosa stia facendo Napolitano di cosi importante da impedirgli di dire qualcosa sul tema, di ritorno alla routine dopo le meritate vacanze.
La volta scorsa avevo promesso la pars construens.
Eccola.
Danilo Oscar Lancini, sindaco di Adro
Fonte: 3.bp.blogspot.com
Il segretario del PD ha dichiarato che non sono un partito in pantofole. Bene. Prendano le sneakers o le scarpe da tennis e si facciano una bella corsa sulle collinette buone per il vino di Adro. Bersani ha problemi cardiaci e non sopporta il footing? Ci mandi Letta (sto scherzando, è un ologramma). Vadano lì e cerchino di capire come funziona quel mondo. Non aprano circoli. Ci stiano come naturalisti, osservatori, studiosi, come antropologi, come Darwin alle Galapagos, come Lorenz in mezzo ai cigni. Non si dica che non ne trarrebbero nessuna idea chiara. Nemmeno ora ne hanno e, perso per perso, tentar non nuoce. E poi magari il fresco fa bene. Un goccio di vino, una partita a scopa... tornano in mezzo alla gente. Sarebbe anche ora. I politici non devono fare chiacchere da bar? È vero. Chiaccherano da Lerner, non al bar. Ma magari se ci andassero sarebbe meglio. Non tutte le sere, ogni tanto.
Di Pietro, con qualche aiutino, potrebbe capire che se in gioco c'è lo Stato, ci sono in gioco anche i tribunali, visto che le manette e la giustizia non sono calze autoreggenti.
Fini dovrebbe sapere (dicono che sia intelligente) che i cinque punti proposti da Berlusconi possono essere votati o no ma che, comunque voti, dovrà potersi guardare allo specchio quando si rade la mattina.
Vendola potrebbe fare qualcosa di più che scrivere e recitare poesie. Pare che all'edicola di Adro venda di più La Gazzetta dello Sport che Ungaretti, anche se i sondaggisti sono discordi su questo. Se vuole competere per la leadership di qualcosa che ancora non esiste, prima dovrebbe costruirlo, e non mi pare che gli endecasillabi possano essere un muro portante.
E gli altri? Gli altri, tutti gli altri, possono discutere di quello che vogliono.
Non possono, però, negare che la questione principale è che un Paese va costruito giorno per giorno. La destra facendo la destra, la sinistra facendo la sinistra, il centro cercando di fare centro. Ad Adro hanno tanti difetti, magari non danno da mangiare negli asili, ma all'igiene dei sanitari ci tengono.

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